Mottarone, tribunale Riesame: 1 anno di sospensione delle rispettive attività per Nerini e Perocchio

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Divieto di esercitare per un anno l’impresa nel settore del trasporto pubblico e privato per Luigi Nerini, un anno di sospensione dall’albo e divieto di svolgere la professione di ingegnere per Enrico Perocchio. Queste le misure cautelari decise dai giudici del Riesame di Torino dopo il rinvio della Corte di Cassazione nei confronti del gestore e del direttore di esercizio della funivia del Mottarone.

Le motivazioni con cui i giudici del collegio torinese, presieduto da Loretta Bianco, spiegano il provvedimento sono lunghe e articolate. E contengono anche duri giudizi: “Siamo in presenza di comportamenti assolutamente gravi, perpetrati con modalità specifiche e reiterate, atti a mettere in pericolo l’incolumità pubblica che, anzi, hanno determinato un disastro che ha cagionato la tragica perdita di vite umane”. Il collegio ravvisa il rischio di reiterazione del reato anche in contesti analoghi “che presentano uguaglianza di natura in relazione al bene tutelato”.E parlano di “una gestione alquanto disinvolta, né limitata a un episodio né ad un unico incombente.”

Riguardo alla posizione di di Luigi Nerini i giudici scrivono: “considerato che conosceva le condotte del capo servizio, proprio dipendente, che non rispettava (neppure) il regolamento di esercizio apponendo i ceppi durante le corse ordinarie, nonché del direttore d’esercizio, gravemente e reiteratamente inadempiente ai propri doveri, ciononostante non ha sanzionato l’uno né si è attivato per la revoca dell’altro, come potrebbe essere considerato estraneo alle responsabilità in contestazione?”
Nelle motivazioni i giudici definiscono Perocchio “una figura singolare” che “concentra su di sé posizioni e ruoli in potenziale conflitto di interessi quale negazione degli scopi specifici dettati dalla normativa di settore”. Il Riesame accoglie la tesi della Procura, secondo la quale, dopo le segnalazioni di problemi all’impianto che Tadini aveva riscontrato, tanto da decidere di lasciare i forchettoni inseriti, Nerini e Perocchio non fermarono l’impianto per approfondire i controlli e verificare eventuali anomalie.
Ora i difensori dei due indagati potranno ricorrere nuovamente in Cassazione.

Si è giunti a questa decisione del Riesame dopo un lungo iter, iniziato con le misure cautelari di custodia in carcere disposte dalla procuratrice Olimpia Bossi a due giorni dalla tragedia del 23 maggio 2021, nella quale morirono 14 persone, nei confronti dei tre indagati, Nerini, Tadini e Peorcchio. Il gip Donatella Banci Buonamici, non convalidò i fermi e rimise in libertà Nerini e Perocchio, mandando Tadini ai domiciliari. La Procura presentò ricorso contro il provvedimento del Gip per Nerini e Perocchio, accolto dal Riesame che stabilì i domiciliari per entrambi. La Cassazione annullò il provvedimento con rinvio.

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