Funivia, la Procura: “Nerini non manteneva l’impianto in buono stato di efficienza”

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Il “risparmio derivante dai mancati o, comunque, insufficienti investimenti, anche in termine di assunzione di personale, necessari per garantire le previste periodiche attività di controllo e di manutenzione dell’impianto a fune e nel conseguente incremento degli utili distribuiti all’unico socio” è, secondo la Procura di Verbania, il vantaggio per la società Ferrovie Mottarone srl che spinte il gestore Luigi Nerini e il caposervizio Gabriele Tadini a porre in atto le condotte che contribuirono a cagionare la morte di 14 persone.

Lo si legge nell’avviso di chiusura indagini che ieri è stato inviato alle sei persone, oltre a Nerini e Tadini anche il direttore di esercizio Enrico Perocchio e Anton Seeber, Martin Leitner e Peter Rabanser, oltre alle società Ferrovie del Mottarone e Leitner Spa.

La Procura evidenzia come Tadini e Nerini fecero viaggiare la cabina numero 3 con i forchettoni inseriti, mentre Nerini “chiedeva ai lavoratori di svolgere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persisteva un pericolo grave e immediato”. Tadini “non effettuava i controlli a vista mensili”, Nerini non vigilava sull’adempimento da parte di Tadini dei propri compiti. E sempre Nerini, si legge ancora, “non manteneva l’impianto in buono stato di efficienza per la sicura circolazione”.

Ora gli indagati hanno venti giorni di tempo per presentare memorie o chiedere di essere indagati.

La Procura ha intanto chiesto l’archiviazione di altre sei posizioni, di persone collegate a ditte coinvolte a vario titolo nella manutenzione dell’impianto.

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