Castiglione Ossola, Varallo Pombia e Novara si preparano per la beatificazione di don Giuseppe Rossi, il sacerdote ucciso dai fascisti nel vallone dei Colombetti, ai margini del torrente Anza, sotto l’abitato di Castiglione Ossola. Era la notte del 26 febbraio del 1945, due mesi prima della fine della guerra; aveva 32 anni. Il 29 giugno del 1937 fu ordinato sacerdote, un anno dopo il vescovo di allora lo nominò parroco a Castiglione, in valle Anzasca. In sette anni seppe farsi ben volere dagli abitanti del paese anzaschino. Per otto giorni dalla sua scomparsa non si seppe più nulla. Uno dei militi fascisti si confidò con una ragazza del paese e indicò dove si trovavano le spoglie. In una fossa, che lui stesso era stato costretto a scavare. In quel punto sorge un piccolo sacrario che lo ricorda. Negli anni sessanta e settanta abbandonato ora è stato riportato secondo il decoro che si conviene. Domenica 26 maggio, alle 16, in cattedrale a Novara verrà proclamato beato. Il vescovo Franco Giulio Brambilla ha presentato il percorso che conduce a quella beatificazione, soprattutto le motivazioni per le quali la Diocesi si è impegnata in un processo. “E’ stato lungo e dall’esito incerto, iniziato nel 2002, prima del mio arrivo qui a Novara, promosso dal mio predecessore monsignor Renato Corti” ha detto il vescovo Brambilla, che ha continuato: “Nel percorso ci siamo imbattuti in qualche ostacolo. In particolare ci siamo dovuti impegnare per rendere evidente che don Rossi era davvero morto da martire e che chi lo ha ucciso lo fece ‘in odio alla Fede’”. Dopo la beatificazione in Diocesi si terranno due celebrazioni: domenica 9 giugno a Varallo Pombia, in chiesa parrocchiale con Santa Messa alle 11.15; mentre domenica 30 giugno a Calasca, nella cattedrale tra i boschi, alle 16.