Annegò per recuperare il pedalò alla deriva: la Pm ha chiesto l’assoluzione del datore di lavoro

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Annegò per recuperare un pedalò alla deriva nel lago Maggiore, l’accusa ha chiesto l’assoluzione del datore di lavoro. I fatti risalgono al 12 aprile del 2019. Festim Brankollari, tuttofare del residence di Meina, lungo la Statale del Sempione, accortosi dell’allontanamento del pedalò che era nella disponibilità dei clienti, con un sup lo aveva raggiunto per cercare di recuperarlo con una corda.
Era finito in acqua, annegando.
Il datore di lavoro era stato rinviato a giudizio per omicidio colposo.
Al termine di una lunga e complessa istruttoria, la pm Anna Maria Rossi ha chiesto l’assoluzione, non ritenendo possibile provare il nesso causale tra il decesso di Festim e la violazione di precetti antinfortunistici. Ha anche rilevato come sia emerso dal processo che la morte per annegamento è legata senza dubbio alla manovra poco accorta di recupero del pedalò, non c’è prova che il lavoratore stesse ottemperando a una richiesta del datore di lavoro, che, anzi, quel giorno non era presente. Vi è prova, invece, che Festim sapesse bene o male nuotare e avesse fatto qualche recupero, ma senza particolare pericolosità, è molto probabile che quel giorno avesse deciso in modo autonomo e improvviso di buttarsi in acqua. Non c’è prova che il datore di lavoro avrebbe potuto fare qualcosa per prevenire l’evento e non c’è prova che fosse prevedibile che Festim avrebbe usato il sup per recuperare il pedalò. Alla luce di tutte queste motivazioni, la pm ha chiesto l’assoluzione.
La parte civile ha insistito per la condanna, mentre la difesa si è associata alle richieste del pubblico ministero.
Il giudice ha rinviato per la sentenza al prossimo 26 settembre.

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