Michael Nicholas Salvatore Bongiorno, Mike, nasce il 26 maggio del 1924 a New York, da padre
italoamericano e madre torinese. Era tornato piccolo con la mamma a Torino. Sfollato sulle Alpi
piemontesi, grazie alla sua conoscenza dell’inglese, venne impiegato come staffetta tra le
formazioni della Resistenza e gli Alleati. Catturato a Cravegna, durante una di queste sue missioni
rischiò di essere fucilato, ma si salvò perché la Gestapo gli trovò documenti americani. A San
Vittore passò 64 giorni. Vi rimase fino al 26 settembre del 1944. Poi fu destinato alla deportazione
in Germania. Transitò per il campo di concentramento di Bolzano, poi deportato a Reichenau, a
Innsbruck. Nell’inverno fu trasferito in quello di Spittal in Carinzia dal quale uscì nel gennaio del
1945 grazie a uno scambio di prigionieri. Tornato negli Usa, Bongiorno iniziò a New York la sua
collaborazione radiofonica in italiano de “La voce dell’America”.
Raccontava Mike:
“Quando Silvio Berlusconi mi invitò per un colloquio ci andai, allora ero molto considerato in Rai,
che non avrei lasciato per nessun motivo. Dopo un’ora di colloquio, cordiale, mi allungò un
pezzettino da carta con scritta una cifra”. Io esclamai: “Caspita all’anno”. Con il dito indice della
mano destra che oscillava e a parole e mi disse:’No! Al mese!’ Rimasi sbalordito! Dissi che ci avrei
pensato. Mi propose un compenso mensile che io nell’emittente di Stato non prendevo nemmeno in
un anno. E alla fine accettai. E fu un successo. Mediaset si sviluppò. E la mia polarità non calò,
anzi! Berlusconi ripose in me una grande fiducia e libertà di azione”.
Una delle interviste in villa Zuccoli con la troupe TV, cameraman, microfonista, addetto alle luci e regista. Ci
fece accomodare in un angolo del suo parco, dove solitamente, al tavolino sotto il glicine, si
sorseggia il te. Mi precisò: ‘Ho solo due minuti!’ Non fu così. Il discorso si dipanò sulla crisi
argentina, sul presidente russo Michael Gorbaciov, sui temi di attualità in Italia, sulla crisi
industriale, sulle sue ambizioni, era il 1990. Quando abilmente tirai fuori il discorso sulla Juventus
si illuminò. Era un gran tifoso. Si scaricarono le batterie’… Mike sentì e disse “Ragazzi
cambiatele pure”. Andammo avanti per altri 20 minuti. Ne uscì uno speciale dal titolo “Una vita di
quiz”.