Tubor, l’Appello: non doversi procedere per prescrizione dei reati

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Non doversi procedere per prescrizione e revoca delle confische. Così si è concluso il processo d’Appello per Tubor oggi a Torino.

L’udienza è stata fissata davanti alla prima sezione penale della Corte a poco meno di dieci anni dalla sentenza di primo grado del Tribunale di Verbania, arrivata il 22 luglio del 2013 dopo 83 udienze e più di 150 testimoni ascoltati.

Il caso era esploso nel 2007, con l’arresto da parte della Guardia di Finanza dei legali rappresentanti e di dirigenti della Tubor Radiatori Spa. Le accuse erano a vario titolo di concorso in corruzione, associazione a delinquere finalizzata a illeciti fiscali e abuso d’ufficio. Secondo la Procura di Verbania, gli imputati avevano dato vita a un’organizzazione che aveva elaborato un sistema per riuscire a evadere le imposte con inesistenti e ingenti crediti Iva, con compensazioni e rimborsi. In primo grado erano stati condannati sedici dei diciassette imputati, con pene da 8 mesi a 8 anni, con un’assoluzione e tre non luogo a procedere nei confronti dei fallimenti delle aziende Tubor, Fondernova e Tracal.

Tra gli imputati condannati anche un ex funzionario dell’Agenzia delle Entrate, difeso dall’avvocato Gabriele Pipicelli. A presentare appello contro la sentenza di primo grado erano stati il pubblico ministero e gli avvocati difensori dei condannati. I tempi sono stati però elefantiaci e già in primo grado erano stati dichiarati prescritti tutti i reati fino al 2005.

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