Sono 16 in tutto i dipendenti dell’Asl VCO no vax reintegrati in servizio, tra loro un solo medico

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Sono 16 in tutto i dipendenti dell’Asl VCO no vax reintegrati in servizio dallo scorso 2 novembre come disposto dal decreto del governo Meloni. Tra loro un solo medico, gli altri sono infermieri, oss, amministrativi.
La direttrice sanitaria dell’Asl VCO Emanuela Pastorelli spiega che per 15 su 16 al momento del reintegro la visita di idoneità risultava scaduta, così le nuove visite di sorveglianza sono state effettuate dal medico competente – quello che viene comunemente chiamato “medico del lavoro” – , a lui spetterà designare il dipendente presso il reparto corretto, in base ad una serie di variabili che riguardano il lavoratore ma anche l’ambiente, dopo una valutazione dei rischi e dell’uso dei mezzi di protezione.
Solo una persona con visita ancora valida dicevamo è già tornata alla propria occupazione e si tratta di personale non sanitario.
E’ dello scorso martedì la comunicazione dell’Azienda sanitaria, dopo le novità giunte da Roma, con l’invito a tutti gli operatori sospesi dal servizio, a prendere contatto con il Direttore /Responsabile della Struttura aziendale di afferenza per concordare tempi e modi per il rientro in servizio.
Intanto il gruppo regionale del Pd del Piemonte presenta una proposta di legge che chiede l’introduzione dell’obbligo vaccinale per medici e infermieri “a tutela dei
pazienti più fragili”. Dicono: “Il reintegro in servizio dei medici e degli operatori
sanitari no vax e lo stop all’obbligo vaccinale sono una vera e propria amnistia, un colpo di spugna dettato da una visione ideologica e anti-scientifica, una mancanza di rispetto verso i 179mila italiani morti a causa del Covid, i loro familiari e tutti i lavoratori della sanità italiana che hanno combattuto in corsia con enormi sacrifici”.
La proposta di legge per il Piemonte ricalca quella già in vigore dal 2018 in Puglia – spiegano dal PD –  che prevede l’obbligo di vaccinazione, non solo contro il Covid ma anche contro altre malattie infettive in modo tale da impedire ai sanitari no vax di essere reintegrati nei reparti più a rischio per la presenza di pazienti particolarmente fragili”.

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