L’eco della scomparsa di Ettore Mo è rimbalzato anche ad Arona, di via in via, di piazza in piazza. Era nato a Borgomanero il 1° aprile del 1932. La famiglia aveva abitato a Castelletto Ticino, lì aveva frequentato le elementari. Poi ha abitato a Meina e infine ad Arona. Però la sua casa era il mondo, non aveva la patente di guida, ma aveva girato il pianeta infatti era ritenuto il più grande inviato di guerra.
Era il maggior esperto di Afghanistan al mondo, ma ha seguito eventi bellici in Arabia, Iraq, Siria, Uganda, Sudan e così via. Il 31 luglio del 1995, dopo aver intervistato Massud, il Leone del Panshir, è rimasto vittima di un agguato dove venne ucciso il giornalista afghano Mits Wait che lo aveva accompagnato. “Ho pensato: uccideranno pure me”, diceva. Invece si evitò un incidente internazionale ed ebbe salva la vita.
Egisto Corradi diceva che il giornalismo si fa consumando la suola delle scarpe, ed Ettore Mo ha seguito le sue tracce. Raccontava volentieri quell’intervista a suor Maria Teresa di Calcutta. “Era prassi che chi si avvicinava al convento difficilmente venisse accolto, men che meno i giornalisti. Ci provai. Mi accolse la superiora, pensavo fosse fatta. Invece mi disse che dovevo per una settimana lavare pentole, piatti e i pavimenti della cucina. Altri si sono arresi. Ho compiuto sino in fondo quanto imposto. E dopo una settimana Suor Maria Teresa mi ricevette. Un colloquio di oltre 3 ore. Il giorno dopo il Corriere pubblicò 2 pagine e ricevetti i complimenti del direttore”.
Dopo la morte della collega Maria Grazia Cutuli, che indagava su un deposito di gas nervino di Bin Laden, disse: “Non dite che doveva tornare indietro, al suo posto avrei fatto lo stesso”. Del rapimento di Giuliana Sgrena, giornalista de ‘Il Manifesto’ rapita a Baghdad disse: “Sono rimasto colpito per quanto è accaduto a Giuliana. La conosco molto bene, con lei ho lavorato diverse volte, in Afghanistan, era stata inviata già allora da ‘Il Manifesto’. Ci siamo mossi insieme, la disponibilità è una delle sue qualità, il suo contributo professionale è stato di aiuto anche per i miei servizi. La ritengo una giornalista grintosa, capace, che non si ferma di fronte a nessun ostacolo e che sa il fatto suo”.