Alessandro Manzoni incontrò il Lago Maggiore percorrendo la strada del Sempione durante i frequenti viaggi a Parigi già molti anni prima del suo arrivo a Lesa con Teresa Borri Stampa sposata in seconde nozze nel 1837. Dopo la morte di Carlo Imbonati avvenuta nel marzo 1805, egli raggiunse la madre a Parigi, ma attraversò le Alpi per la prima volta percorrendo ancora la vecchia strada del Gran San Bernardo o quella del Moncenisio. E’ possibile che proprio questo lungo e faticoso viaggio lo abbia colpito a tal punto da ispirargli i famosi versi dell’Adelchi dedicati al passaggio alpestre del diacono Martino. La strada del Sempione, realizzata per volontà di Napoleone, fu aperta al transito delle carrozze nell’ottobre 1805.
Da Parigi si raggiungeva Ginevra; lasciata Briga si valicava il passo per arrivare a Domodossola dopo aver percorso le impressionanti gole di Gondo. Al passeggero d’oltralpe l’Italia – così come raccontano i diari di molti viaggiatori- appariva il luogo del sole e della bellezza. Il paesaggio diveniva decisamente più ameno, il clima più dolce, la vegetazione più varia e lussureggiante. Lungo le rive del Lago Maggiore lo sguardo era attratto soprattutto dalla particolarità delle Isole Borromee e dal litorale ingentilito dalle fioriture che continuava fino ad Arona.
Da attento osservatore ed appassionato di botanica, Manzoni avrà sicuramente apprezzato le bellezze di questo territorio. Certo ancora non poteva immaginare che, su queste sponde, avrebbe in seguito trascorso alcuni anni della sua vita. Ad Arona è stato eletto persino consigliere comunale. Alberto Sormani è il curatore del Museo di Lesa di Alessandro Manzoni che ha sede proprio nel contesto di villa Stampa, ma è accessibile sul retro da via alla Fontana. E’ stato al centro di un restailing e dell’intitolazione ad un benefattore, Giuseppe Marenzi, già sindaco di Lesa ed ex titolare di Herno.
Lesa, omaggio a don Lisander e al suo museo
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