Il Gip Rosa Maria Fornelli ha archiviato definitivamente il fascicolo a carico di tre dirigenti e medici, difesi dagli avvocati Marisa Zariani, Melissa Ariola e Alberto Beer, per la morte di un degente presso la RSA di Premosello Chiovenda. I familiari dell’anziano si erano opposti alla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura.
I fatti risalgono ai drammatici giorni della primavera del 2020 quando i contagi crescevano nelle case di riposo, come negli ospedali, mietendo vittime. Nel primo periodo dell’emergenza, tra il 7 e il 26 aprile 2020, erano deceduti ben 17 ospiti della casa di riposo (non tutti a causa del covid), tra cui l’’84 enne del quale il figlio ha formalizzato denuncia a carico di ignoti.
In particolare, il congiunto dell’anziano ribadiva nell’opposizione all’archiviazione il ritardo con cui al padre era stato fatto il tampone, a distanza di 12 giorni dalla positività del direttore sanitario della struttura, e la mancata prova sul diario medico e infermieristico del monitoraggio dei parametri dell’anziano.
Il Gip nel provvedimento di archiviazione rileva che dal 23 febbraio 2020 erano state disposte dalla Regione Piemonte le misure per cercare di arginare i contagi, i primi interventi sulle Rsa risalgono all’inizio di aprile 202, allorché nei giorni precedenti vengono diramate nelle strutture le prime note regionali e vengono fornite le prime indicazioni operative.
Sul tema dello screening, secondo il Gip “nessuna censura” deve essere rilevata nella tempestività della diagnosi nei confronti della Direzione Sanitaria, che ha sottoposto i degenti a tampone con “estrema tempestività” con risultati giunti altrettanto celermente, nonostante la carenza di tamponi e difficoltà. Si legge nel documento del Gip che lo stesso allora sindaco Monti ringraziando il dottor Quaranta del servizio di Igiene Pubblica dell’Asl Vco aveva comunicato che la struttura di Premosello sia stata, se non la prima, una delle prime ad aver effettuato 143 tamponi, in collaborazione con l’azienda sanitaria.
Sulla gestione clinico assistenziale degli ospiti, il medico legale consulente del pubblico ministero, rileva che tra marzo e aprile 2020 non vi fossero protocolli e linee guida per la gestione dei casi covid nelle residenze per anziani. Dalle quotidiane comunicazioni del sindaco Monti alla Prefettura, alla Questura, al Comando dei Carabinieri, alla direzione Asl, in cui si informano i destinatari in merito alle condizioni di salute degli ospiti, dandosi atto, dei positivi al covid e dei parametri, con richieste di ricovero in ospedale per coloro che sono in situazioni sanitare più preoccupanti, e di incremento del personale sanitario. “Non è dubbio pertanto – osserva il Gip – che a causa delle carenze del Servizio Sanitario Nazionale trovatosi impreparato di fronte all’emergenza epidemiologica, per la contingente saturazione degli ospedali e delle risorse terapeutiche, sia stato chiesto alla struttura di operare come un ospedale e di curare ospiti che in altra situazione sarebbero stati ospedalizzati pur non essendo la Riss un ospedale”. Secondo il medico legale consulente della Procura, “non v’è prova che un trattamento sanitario più idoneo in ipotesi praticato in ambiente ospedaliero avrebbe scongiurato il decesso dei degenti, tutti ‘grandi anziani’ e con plurime gravi comorbidità”.
Il Gip ha archiviato definitivamente il fascicolo per l’anziano morto di covid alla Rsa di Premosello
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