Frontalieri, il Senato ha approvato l’Accordo Italia-Svizzera

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Con 142 voti favorevoli e l’assenso di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, il Senato oggi ha approvato i disegni di legge di ratifica dell’Accordo tra Italia e Svizzera relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri e alle doppie imposizioni.
“Si tratta indubbiamente di una giornata storica” osserva il senatore Pd Enrico Borghi, che in questi anni ha seguito assiduamente l’iter di definizione del provvedimento e anche stamane è intervenuto nell’aula del Senato per illustrarne ai colleghi parlamentari i contenuti e per definire in sede di dibattito una serie di questioni parallele.
“Il disegno di legge approvato -prosegue Borghi- inserisce per la prima volta nella legislazione italiana diritti e garanzie per i lavoratori frontalieri e per i territori di confine che fino a questo momento non erano sanciti e la cui assenza dava luogo a problematiche di interpretazione fiscale”.
Sono sostanzialmente cinque le rilevanti novità introdotte: viene sancito il principio per il quale i lavoratori frontalieri residenti in Italia che lavorano nell’area di frontiera con la Svizzera restano imponibili ai fini del reddito soltanto in Svizzera, viene elevata a 10.000 euro la franchigia fiscale applicabile ai frontalieri italiani. Inoltre, a garanzia dei comuni di frontiera, viene garantito lo stanziamento dell’attuale gettito dei ristorni dei lavoratori frontalieri (pari a 89 milioni) indipendentemente dalla modifica del regime fiscale. A tale proposito, la parte rilevante dell’accordo stabilisce che il trattamento fiscale per i frontalieri in attività fino all’entrata in vigore della ratifica non avrà alcuna modificazione, e che il gettito derivante dal nuovo accordo fiscale rimarrà tutto sui territori di confine mediante l’istituzione di un fondo, oggetto nel 2017 di uno specifico ordine del giorno presentato proprio da Borghi alla Camera.
Ultima previsione della legge, l’istituzione di uno specifico tavolo interministeriale per la definizione di uno Statuo dei lavoratori frontalieri. “In questo modo -conclude Borghi- avremo finalmente una sede istituzionale a Roma con la quale sarà possibile dedicarsi in permanenza alle problematiche dei 70.000 lavoratori frontalieri italiani che lavorano in Svizzera”.

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