Tutto sbagliato, forse, certamente tutto da rifare tanto per parafrasare Gino Bartali. Così nell’occhio del ciclone c’è ancora Cesara, il piccolo centro cusiano agli onori della cronaca per la vicenda legata alla presenza di un centinaio di migranti confinati in una frazione, Colma, che di residenti ne ha appena 15. L’ultima tegola sul comune è arrivata con la notizia della sospensione del finanziamento di due progetti per un valore complessivo di 225 mila euro di fondi legati al Pnrr legati agli eventi alluvionali dell’ottobre del 2020. Denaro che serve per mettere in sicurezza alcune abitazioni e una strada a rischio idrogeologico. “Tutto sospeso da parte del Ministero che ci chiede una nuova perizia geologica e una relazione di 5.000 battute, spazi e virgole comprese – dice con amara ironia il sindaco Giancarlo Ricca – e diventa difficile capire se è un modo elegante per negarci il finanziamento o altro ancora”. La disastrosa alluvione che tre anni fa colpì il Cusio, la Valle Strona e la Valle Ossola a Cesara ha lasciato il segno e le ferite ancora evidenti. “Però non ci arrendiamo – prosegue il sindaco – e abbiamo dato incarico ad un geologo di preparaci una nuova, stringata, relazione che altro non può essere se non la sintesi di quello che abbiamo fatto tre anni fa, in maniera dettagliata. Si vede che quella fatta in precedenza non hanno avuto tempo per leggerla. Non riusciamo a capire le motivazioni di questo ritardo in modo particolare per quanto riguarda la parte alta del paese, dove ci sono seconde case, ma di persone che amano Cesara, pagano l’Imu e le tasse e hanno gli stessi diritti degli altri. Dopo l’alluvione – prosegue Ricca – queste persone per andare nelle loro abitazioni devono farsi tre chilometri a piedi con lo zaino in spalla. Per non aggiungere che in caso di altri nubifragi se non si sistema quell’area anche il resto del paese è a rischio”.