Il 2025 del ciclismo? Tre atleti al top, buone cose a livello giovanile ed un discorso organizzativo che, seppur con un calo dovuto a varie situazioni regge. Filippo Ganna ha vissuto un 2025 tra alti e jelle. Alti, altissimi, nella prima parte di stagione, nella quale ha chiuso secondo alla Tirreno Adriatico dietro Juan Ayuso dopo aver vinto la crono iniziale ed ima notevole difesa in salita, secondo posto anche alla Milano Sanremo, podio numero due del vignonese in tre edizioni nella classicissima di primavera, dietro Mathieu Van der Poel ma davanti al dominatore della stagione Tadej Pogacar. La Sanremo è stato forse il momento più alto di Pippo, che sulla salita della Cipressa ha sofferto, si è sfilato sul Poggio ma con una azione di gran classe ha raggiunto in discesa proprio l’Olandese e lo sloveno. Nelle classiche del nord dopo due piazzamenti a Waregem ed al Giro delle Fiandre una foratura nei primi tratti di Pavè ha rovinato la sua Parigi Roubaix chiusa al tredicesimo posto. Il titolo italiano contro il tempo confermava la grande condizione alla vigilia del Tour de France ma una banale caduta dopo soli 50 km corsa nella prima tappa lo ha costretto al ritiro con diagnosi di commozione celebrale e ad un lungo stop. Il rientro a fine agosto, alla Vuelta a Espana che partita dall’Italia ha fatto tappa a Novara, toccando anche aronese e borgomanerese per una inedita festa popolare. Pippo ha faticato nelle prime giornate vincendo poi la crono dell’ultima settimana a Valladolid. Il finale di stagione ha portato a due argenti europei in Francia e ad un buon Lombardia in vista del 2026. Ennesima stagione con tanti alti e qualche basso fisiologico, per Elisa Longo Borghini che vinse subito all’UAE Tour, che viene ripresa a 50 metri dal traguardo alla prima Milano Sanremo Women e domina la Dwaars Door Vlaanderen a Waregem. Una caduta al Giro delle Fiandre la costringe al ritiro e ad una notte in ospedale, dopo il rientro ecco il successo alla Freccia del Brabante ed il podio alla Freccia Vallone. Il punto più alto? Certamente il Giro d’Italia Women; sconfitta nella crono iniziale di Bergamo l’ornavassese ha dovuto rincorrere l’elvetica Marlen Reusser: dapprima una genialata tattica sfruttando il vento verso Monselice, poi un attacco in un punto impensabile nella giornata decisiva hanno dato il là alla strepitosa scalata del Monte Nerone che l’ha vestita di rosa, sfiancando sia fisicamente che mentalmente la rivale. Elisa all’Autodromo di Imola ha vinto il suo secondo Giro con grande merito. Un malanno l’ha costretta al ritiro dal Tour de France mentre al mondiale di Kigali, in Rwanda, l’estremo tatticismo tra le favorite ha portato ad un nulla di fatto. I successi alla Tre Valli Varesine, battendo la rivalissima Vollering in uno sprint a due, e ad Oropa nel Trofeo Tessile e Moda hanno chiuso l’annata cancellando un brutto europeo. Per Francesca Barale dal punto di vista del risultato in sé non è certo stato un anno positivo. Il suo è stato un 2025 tutto dedicato al lavoro di squadra, una squadra che però, pur con il grande lavoro svolto dalla villadossolese, non ha conquistato risultati eccezionali. Di certo questa abnegazione è stata notata dal CT Marco Velo, che l’ha voluta in azzurro sia al mondiale di Kigali che all’Europeo Under 23 nel Drome Ardeche di Francia oltre che al Tour de l’Avenir. Importante il cambio di squadra, col passaggio al Movistar Team, dove potrà trovare i suoi spazi e capire bene che genere di atleta essere. Anno difficile per il cureggese Manuel Oioli, che nel 2026 cercherà il rilancio alla Swatt Team. Stagione né buona né cattiva per un Marco Betteo, parliamo di Mountain Bike, limitato da un brutto infortunio; il successo nella classifica Under degli Internazionale d’Italia e qualche piazzamento per il bravo ossolano sono anche arrivati ma lui stesso si attendeva certamente di più. Bravo il novarese Giulio Peruzzo ed anche la cusiana Claudia Peretti, sempre tra le migliori nelle marathon, da non dimenticare l’attività di base dei sodalizi che si impegnano nel fuoristrada. Solite stagioni di ottime cose per il Pedale Ossolano di Florido Barale, che è sempre il club di punta del movimento su strada ed ha l’obiettivo di creare talenti, buone le cose della Giovani Giussanesi juniores diretta dal crodese Giampaolo Cheula e del Team Aries di Andrea Blardone. Resiste il movimento organizzativo, grazie soprattutto allo stesso Pedale Ossolano: spiccano le prove ferragostane di Fomarco, il Memorial Vittoni con arrivo a Cimamulera e il Trofeo Madonna del Boden-Memorial Longo Borghini femminile ad Ornavasso con traguardo al Santuario. Così si va nel 2026, che vivrà l’atteso ritorno del Giro d’Italia a Verbania, dopo la scalata dell’inedito strappo di Ungiasca.