Sono cadute tutte le principali accuse e i giudici hanno revocato l’interdizione dei pubblici uffici e disposto la sospensione cautelare nel confronti di Michele Romeo, di Castelletto Ticino, dipendente di un comune del varesotto, arrestato nel 2020 in una maxi operazione anti ‘ndrangheta (65 arrestati). Romeo era stato definito “l’armiere” della locale di Sant’Eufemia in Aspromonte.
Con la Sentenza di ieri, da parte della Corte di Appello di Reggio Calabria, Sezione Seconda Penale, presieduta dalla giudice Adriana Trapani, al termine del processo “Eyphemos”, è stata data lettura del dispositivo della sentenza che riforma profondamente quanto stabilito il 17 febbraio 2023 dal Tribunale di Palmi (RC).
In particolare, per la posizione Romeo, la Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado, dove era stato assolto dal reato di associazione mafiosa di cui all’art. 416-bis del Codice Penale; ha rigettato il ricorso della Procura, in relazione alla richiesta di contestazione dell’aggravante mafiosa e ha assolto Romeo per i reati in materia di armi. Nessuna cessione è avvenuta a Mornago (VA), il 19 gennaio 2018, nessuna cessione è avvenuta in territorio calabrese nell’agosto del 2018, e nessuna detenzione di armi in territorio calabrese.
Inoltre, in riforma della sentenza di primo grado, il giudice ha concesso le attenuanti generiche ed ha revocato l’interdizione dai pubblici uffici.
Infine ha concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena, il che vuol dire che Romeo non poteva essere nemmeno arrestato. Dal 2020 però, spiegano i suoi avvocati Guido Contestabile e Roberto Cossu “ha dovuto patire 14 mesi di detenzione infra-muraria, con ben 52 giorni in cella di isolamento presso la casa Circondariale di Novara e 13 mesi di arresti domiciliari”.
I legali esprimono soddisfazione e, in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza che avverranno nel termine di 90 giorni, si dicono “profondamente convinti della assoluta innocenza di Michele Romeo, anche per l’unico ed “autonomo” reato contestato di detenzione e porto illegale di arma da fuoco, con rideterminazione della pena a 2 anni di reclusione ed euro quattromila di multa, da ieri sono già al lavoro per preparare il ricorso in Cassazione. Per la posizione di Michele Romeo, la sua assoluta estraneità ad ogni contesto “mafioso”, rispetto all’impianto accusatorio iniziale (non è l’armiere della cosca e cade così l’impianto accusatorio nei suoi confronti), ma soprattutto nessun tipo di rapporto di natura “illecita” con Domenico Laurendi, era già emersa a seguito della sentenza definitiva della Corte di Cassazione a dicembre 2024, per il giudizio abbreviato, nella quale i coimputati Domenico Laurendi e Giuseppe Speranza, quest’ultimo cognato di Romeo, per le contestazioni di cui al capo 8), erano stati assolti perchè il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto, oltre ad annullamento con rinvio per un nuovo esame di Appello-bis, non ancora celebrato, sulla posizione del solo Speranza (Laurendi assolto per non aver commesso il fatto – non ha ricevuto, con l’intermediazione del cognato, armi da parte di Romeo Michele) per l’unico reato contestato a Michele Romeo dalla Corte di Appello con la sentenza di ieri”.
Nessuna associazione mafiosa, né cessione di armi: assolto anche in Appello Michele Romeo
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