Ungiasca, la salita che, ovviamente, gli appassionati di ciclismo e gli amatori (oltre ovviamente agli agonisti) nostrani conoscono bene e che da ieri è balzata agli onori della cronaca nazionale in quanto inserita nella tredicesima tappa del Giro d’Italia 2026, da Alessandria a Verbania, di 186 km. Un finale di tappa spettacolare dopo tanta pianura. Siamo andati a farci un giretto (ovviamente in auto) per ripassarla, per capirla, per provare ad immaginare cosa potrà succedere quel giorno. Si tratta di una salita di 4.9 km di ascesa, che si può suddividere in tre parti. La corsa arriverà da Bieno, giungendo alle porte di Trobaso, affrontando la rotonda quasi in un giro di boa puntando la prima parte di salita: un chilometro che inizia con circa 500 metri al 9.4% e pian piano si addolcisce sino all’abitato di Unchio dove si torna praticamente in pianura. Da qui inizia la seconda parte e, forse, la salita vera. Una parte per la verità abbastanza pedalabile, che arriva sino a Cossogno; un chilometro abbondante con un primo blocco che passa l’8% di pendenza e scende circa al 5% più o meno all’ingresso dello stesso paese. Di fronte al cartello con la scritta “Benvenuti a Cossogno” si svolta a destra per l’ultima parte di salita, quella tosta; il segmento più duro: strada stretta, cinque tornanti, pendenza media che non va mai sotto il 10% e tocca la massima all’11.5% poco dopo l’ultimo tornante con il tratto finale che porta allo scollinamento (dove presumibilmente sarà piazzato il GPM di terza categoria) posto nella piazzetta del paese, di fronte all’oratorio della Maria Addolorata. Attenzione, perché qui inizia una parte insidiosa tatticamente parlando; un chilometro circa di falsopiano, sempre su strada stretta, in cui continuare a pedalare ‘di potenza’ sino al punto dove inizia la discesa vera e propria, lungo la strada che scende da Miazzina. Una discesa tutta su strada larga, con sei tornanti ampi, anticipati da rettilinei medio lunghi, che portano nell’abitato di Comero e da qui in Cambiasca, dove si scenderà a Trobaso, dunque già in Verbania, a poche centinaia di metri da dove iniziava la salita, per il finale. Una salita ‘da classica’ si direbbe: che porta ai 581 metri di altezza. Una salita che, a nostro giudizio, respingerà i velocisti puri come per esempio un Jonathan Milan o un Jasper Philipsen, per dirne due, ma che piace certamente a quei corridori capaci di attaccare, provando la sortita risolutiva tra l’ultimo tratto di salita ed il falsopiano o magari anche a quelle ruote veloci che sanno tenere sugli strappi (anche se Ungiasca è più di uno strappo). In caso di attacco non ci sarebbe troppo spazio per rientrare tra la discesa ed il tratto finale tra Trobaso, Renco e Verbania. Fuga o non fuga se serviva una salita per una tappa ‘non da classifica’ ma ‘da spettacolo’ la salita di Ungiasca appare perfetta per questo intento.
