Sono ancora i capi d’imputazione formulati dalla procura di Verbania a tenere banco nel corso dell’udienza preliminare del processo per l’incidente della funivia del Mottarone, costato la vita a 14 passeggeri nel maggio di quattro anni fa. Il gup Gianni Macchioni ha ordinato alla procura di riformulare i capi d’imputazione, in particolare per il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti, contestato dai pm sia in forma dolosa, sia colposa. (ANSA).
La procura di Verbania ha accolto la richiesta del giudice Gianni Macchioni, riformulando i capi di imputazione per l’incidente del Mottarone ed escludendo l’ipotesi di reato di attentato alla sicurezza dei trasporti aggravato dal disastro.
L’udienza è stata rinviata al 18 settembre. (ANSA).
Il gup Gianni Macchioni ha ammesso tutte le parti civili nel processo per l’incidente del Mottarone. Complessivamente si tratta di una trentina di parti, le stesse che erano già state ammesse nel corso dell’udienza preliminare dello scorso anno. Si tratta, oltre che di Regione Piemonte e Comune di Stresa, di alcuni parenti di Serena Cosentino, costituiti nei confronti di tutti gli imputati. Un gruppo di famigliari del bimbo israeliano unico sopravvissuto allo schianto, sia del lato materno sia paterno, si sono costituiti solo nei confronti del titolare di Ferrovie del Mottarone, Luigi Nerini, e di Gabriele Tadini, caposervizio dell’impianto. (ANSA).
“La paura della prescrizione è la paura maggiore, ma la paura è anche che vengano tolti i capi d’imputazione, vedere (gli imputati, ndr) fuori, come sono stati fuori quattro anni, tranquilli a vivere la loro vita mentre noi siamo stati qui ad aspettare, aspettare e aspettare”. A dirlo è Vincenza Minutella, mamma di Silvia Malnati, una delle 14 vittime dell’incidente del Mottarone, in una pausa dell’udienza preliminare odierna.
“Mi aspettavo qualcosa di più veloce – ha aggiunto la donna, rispondendo a una domanda su quanto accaduto finora nel procedimento penale, con una udienza preliminare durata nove mesi e poi conclusa con la restituzione del fascicolo alla procura -. Il giudice che ha preceduto questo mi è sembrato molto blando, sembrava quasi che non volesse prendersi le responsabilità delle decisioni. Sembrava andasse bene qualsiasi cosa dicessero le difese. Sono passati quattro anni senza avere risposte, ora mi aspetto qualche certezza, senza andare troppo in là”.
“Non è che avere giustizia cambi la vita – ha concluso -. Certo, significherà non vedere più (gli imputati, ndr), perché anche solo vederli ti smuove tutto dentro. Ma perdere una figlia a 26 anni, tre mesi dopo che si è laureata, non è bello. Stava mettendo su casa con il compagno, era prossima a iniziare un lavoro nuovo. Nonostante io abbia un altro figlio, la vita non ha più senso, il futuro, tutto quello che ti aspettavi dalla vita, va in fumo”. (ANSA).