I prossimi mesi saranno determinanti per capire quale sarà la sorte del processo della funivia del Mottarone, anche alla luce delle dichiarazioni del procuratore Alessandro Pepè che ha parlato di “soluzioni rapide” come “preferibili” a un processo doloroso e dai tempi incerti, anche nel rispetto delle vittime, tenendo anche conto del fatto che sono ormai passati 4 anni dalla tragedia.
Non ha mai fatto mistero dell’intenzione di patteggiare l’avvocato Marcello Perillo, difensore dell’ex caposervizio Gabriele Tadini, che già aveva avanzato la proposta, respinta, dall’ex procuratrice Olimpia Bossi.
Ma anche altri potrebbero scegliere questa via. Andrea Da Prato, difensore di Enrico Perocchio, ex direttore d’esercizio, sottolinea come la riformulazione delle accuse in base alle osservazioni da lui sollevate in udienza, possa alleggerire la posizione del suo assistito. E a quel punto si potrebbe definire una pena “non intramuraria”. Pasquale Pantano, difensore di Luigi Nerini, titolare della società concessionaria della funivia, dichiara all’Agi: “stiamo valutando ogni strada nuova che si è aperta”. Il riferimento è chiaramente proprio all’ipotesi di patteggiamento. Resta da chiarire la posizione del pool difensivo di Martin Leitner e Peter Rabanser, i due rappresentanti di vertice della società altoatesina che si occupava della manutenzione degli impianti. Ieri l’avvocato Federico Cecconi, che coordina i difensori, aveva ribadito di ritenere “di avere ottime argomentazioni per ottenere un provvedimento che escluda qualunque forma di responsabilità fin da ora”. L’udienza del 18 settembre potrebbe quindi rivelarsi decisiva.
Processo del Mottarone, Tadini chiederà il patteggiamento, ma questa strada potrebbe essere scelta anche da altri imputati
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