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Orta San Giulio. Nuovo botta e risposta tra Fabrizio Morea ed Elisabetta Tromellini

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Non si placano le polemiche dopo il commissariamento. L’ex vice di Orta San Giulio Fabrizio Morea scrive alla ormai ex sindaca Tromellini, rispondendo alle sue dichiarazioni:
“Cara Elisabetta, finora ho taciuto. Io e noi tutti abbiamo incassato da te insulti privi di fondamento, grida al tradimento, alla congiura. Tutto quanto cioè, afferma chi non accetta il proprio fallimento. Ma la realtà è questa: hai fallito, Elisabetta. Quando l’80 % di un Consiglio Comunale si ribella ad imposizioni assurde tanto da dimettersi, hai fallito. Non si tratta di congiura, ma di democrazia. Quando devi insultare per giustificarti, hai fallito. Non si tratta di mettere le carte in tavola, ma di incapacità di comunicazione. Quando accampi motivazioni surreali per azioni altrui, hai fallito.

Non si tratta di svelare verità celate ma di presunzione.

E soprattutto, quando scegli a tuo supporto, in questa campagna di denigrazione con cui stai cercando di salvare la faccia, la stessa persona che pretendevi di imporre come “comunicatore unico”, come “portavoce supremo” della nostra città di cui lui tutto ignorava e tutto ignora, hai fallito.

Devi sapere, Elisabetta, che il 23 ottobre 2023, giorno del mio 73esimo compleanno, decisi, ed annunciai alla città di Orta con una festa presso “La Piccola” cui tutti erano invitati ed a cui molti parteciparono, che non mi sarei mai più ricandidato a sindaco, Ritenevo fosse ora di lasciare spazio a forze nuove. Questo momento, questa informazione che evidentemente ti è sfuggita, annulla da sola tutte le tue insinuazioni circa mie recondite aspirazioni. Taci, Elisabetta, smetti di farti male da sola.

Quando ti ho candidata credevo davvero che “la figlia del nostro Dr. Tromellini” fosse degna di divenire il nostro sindaco. Ignoravo quanto fossi insicura, insicurezza che hai subito mostrato appena eletta, con quell’atteggiamento di superiorità e scostanza nei confronti della gente che te ne ha alienato immediatamente le simpatie. Abbiamo cercato di aiutarti a superarla prendendoti per mano, accompagnandoti fra la gente, creando momenti di incontro, consigliandoti. Ma non hai voluto capire.

Ci hai visti forse come diversi, come un pericolo da cui proteggersi. Non ci comportavamo come i milanesi cui eri abituata. Eravamo soltanto gente fra la gente. Quindi sei ricorsa ad una figura di cui – forse erroneamente – ti fidavi, qualcuno che potesse farti sentire “al di sopra degli altri”, insinuandola fra te e noi, i tuoi concittadini. Un milanese come te.

Così da una tua debolezza inizialmente sanabile è nato un errore di valutazione che ti ha condotta alla rovina.

Per gestire il nostro paese, la nostra gente, Elisabetta, occorre conoscerci. Siamo una piccola realtà, con le piccole pretese di una piccola realtà. Non si gestisce Orta come Milano, né un comune come un’azienda. Qui la gente si conosce tutta, qui la gente vuole parlare direttamente con chi ha eletto e la rappresenta non con qualcuno che cala dall’alto “principi di comunicazione” copiati da libri di management aziendale, che decide autonomamente cosa gli eletti e i dipendenti possano dire e cosa non dire. Orta non è un’azienda, non è “la tua azienda” non è l’azienda di un estraneo che non ne conosce la realtà ed il cuore e non ha nemmeno la modestia e l’intelligenza necessaria per collaborare anziché imporre.

Te lo abbiamo detto, te lo abbiamo ridetto. Non hai voluto ascoltare. “Qui comando io” era il tuo motto ed ancor peggio “Qui comando io per interposta persona, tramite “l’estraneo” di cui mi fido”. Quanta insicurezza c’è in te, Elisabetta!

Era questo il “cambiamento” che tanto affermi di aver auspicato? Un “comunicatore” dietro cui trincerarsi, le innumerevoli foto per farti ammirare con la fascia tricolore, l’eterno “qui comando io” e anche quella odiosa frase dei primi incontri con il Gruppo: “potrete non essere d’accordo, ma la mia sarà la parola definitiva”. Ricordi di avercelo detto spesso? E’ vero, riflettendoci ora avremmo dovuto subito intervenire, ma non si pensava di arrivare a tanto.

Non un pensiero per le necessità dei tuoi concittadini quando chiedesti al comune di investire migliaia di euro per acquistare nuove poltrone per il tuo ufficio. L’arredo esistente non lo ritenevi alla tua altezza. Lo erano invece le passeggiate utili solo a sfoggiare i “segni del potere”, l’auto elettrica del Comune o l’inutile impiego della “pilotina” per cui si dovette pagare straordinario al pilota della barca?

E come non ricordare la tua mancanza di rispetto per amministratori, dipendenti, cittadini e le tue assenze clamorose, non certo passate inosservate, a eventi di cui la Città di Orta San Giulio era parte?

Non avresti dovuto meravigliarti se alla fine l’80% del Consiglio si è ribellato. Credi, non è facile decidere di dimettersi dopo aver tanto lottato per qualcosa in cui si credeva. Siamo delusi, fortemente delusi, Tu ci hai fortemente delusi. Perché hai fallito.

Perché tu ed il tuo “comunicatore” – che evidentemente tutto sa fare (forse) tranne che comunicare (perché se avesse saputo farlo non saremmo giunti a questo punto) – avete fallito.

E avete fallito talmente in fretta che probabilmente avete battuto il record del sindaco con la più breve permanenza in carica.

Ora pensi di ripresentarti? La cosa ci fa estremamente piacere. Perché, Elisabetta, fallirai di nuovo. Fallendo ora, come hai fatto, e fallendo in futuro, confermerai che abbiamo fatto la cosa giusta nel dimetterci e nel chiudere così la tua triste e fortunatamente breve esperienza.

Ora se vuoi, continua ad invadere le redazioni dei giornali e le case degli ortesi con i tuoi “J’accuse”, con comunicati, interviste, lettere aperte. Vorrà dire che ci vedremo costretti a rispondere e la verità di cui i cittadini verranno a conoscenza e che dimostreremo con documenti e fatti non ti piacerà. Ma giustamente, i cittadini hanno il pieno diritto di sapere e venir informati, non certo unilateralmente, non certo con accuse inventate e indimostrabili, non certo con supposte approvazioni del tuo operato da parte di terzi, altrettanto inventate ed indimostrabili. Hai fallito e neppure arrampicandoti sui vetri come stai facendo riuscirai a cambiare questo fatto.

Non temere Orta sopravviverà anche senza di te. Orta vive da quasi duemila anni, cosa sarà mai una sindaca in più od in meno? Cosa saranno mai sei mesi di attesa per un nuovo e ci auguriamo migliore sindaco? La nostra Orta continuerà a risplendere di luce propria. Il suo futuro non si arresterà, è nelle mani della sua gente, nella sua bellezza, nel suo lago, nei suoi monti. Non merita di stare in quelle di chi pretende ed impone senza conoscerla.

Torna a Milano, Elisabetta, torna fra quella gente che per proteggersi ed affermarsi ha bisogno di “comunicatori” che inventino realtà e verità alternative. Nasconditi fra tutti quei “manager” insoddisfatti ed arrivisti che popolano le grandi città.

Chiudo questa triste nota con il vostro ultimo errore di comunicazione. Avete sottolineato “il terribile tradimento da te subito” pubblicando un quadro che rappresenta la “fine di Giulio Cesare”. Ma sai, ma sapete, tu e il tuo “comunicatore”, perché Giulio Cesare è stato ucciso? Perché si era appena autoproclamato “dittatore a vita”. Voleva decidere ogni cosa senza ascoltare nessun altro……. e il Senato di Roma non è stato affatto d’accordo. È vero, c’è una certa somiglianza con la tua situazione. Però, al tuo posto, non la sottolineerei troppo….

Auguri per il vostro futuro a Milano. Come avrebbe detto Giulio Cesare “Vale (addio), Elisabetta, Orta vos salutat”.

E non è mancata la risposta di Elisabetta Tromellini:

“Morea,
ho letto la tua lunga lettera con attenzione, perché credo fermamente che ogni critica, anche quella più dura, possa contenere elementi utili per riflettere e crescere. Tuttavia, con tutta la buona volontà, non ho trovato una parola, un pensiero che consenta una riflessione seria. Ciò che emerge dalle tue parole non è una volontà costruttiva, ma un attacco personale che, più che chiarire, punta a delegittimare e a infangare. Proprio come ho denunciato nella mia lettera aperta agli Ortesi. Ti guardi allo specchio e ti rendi conto, tu si di essere insicuro, arrogante e di aver
tradito, e allora cosa c’è di più facile che spostare questi giudizi su di me, quasi come un atto liberatorio.
Poi perché insicurezza? Forse perché sono una donna e nel vostro armamentario culturale la donna è sempre e comunque insicura, debole e, in fondo, inferiore all’uomo?
Ho poco altro da aggiungere a tanta bassezza, si commenta da sola. Giusto qualche riflessione: Il fallimento di cui parli Un Consiglio Comunale che si dimette in massa non rappresenta automaticamente il fallimento del sindaco, ma può essere il segnale di un’incapacità collettiva di collaborare e dialogare. Le decisioni difficili che ho preso erano guidate
esclusivamente dal desiderio di modernizzare la gestione del Comune e di renderla più trasparente e professionale.
Questa la differenza tra il buon amministratore e il politicante.
La figura del comunicatore
Scegliere di affidarsi a un professionista della comunicazione non è un segno di insicurezza, ma una scelta strategica. Il ruolo di un sindaco non è solo quello di ascoltare i cittadini (cosa che ho sempre fatto), ma anche di rendere accessibili e comprensibili i progetti e le scelte amministrative. Non solo, attraverso la figura del comunicatore si intendeva portare Orta nei circuiti istituzionali ed economici nazionali e internazionali per accrescere il valore del brand “Orta San Giulio”. Forse avresti dovuto valutare i risultati del lavoro, non la provenienza geografica della
persona incaricata.
I presunti atteggiamenti autoritari
Essere decisionisti non significa essere autoritari. È vero, in alcune situazioni ho dovuto prendere decisioni rapide e definitive, perché il bene della comunità lo richiedeva. Non si può sempre mediare, soprattutto quando ciò significherebbe compromettere l’efficacia dell’azione amministrativa. Le insinuazioni personali Le tue accuse sul mio stile di vita, sulle scelte estetiche del mio ufficio o sul mio modo di rapportarmi con i cittadini non sono argomenti degni nemmeno di una risposta. Proprio da questi beceri passaggi emerge la tua vera natura: invidioso e astioso.
Parli di democrazia, ma poi ti affidi a insinuazioni e giudizi personali che nulla hanno a che fare con la mia capacità di amministrare. Quanto rancore, quanta avversione. Ti ritengo una persona proprio triste e marginale.
Il futuro di Orta
Sono però d’accordo con te su una cosa: Orta sopravvive e risplende grazie alla sua bellezza e alla sua gente. È per questo che ho sempre lavorato, non per ambizioni personali, ma per costruire un futuro migliore per la mia Orta. Se i cittadini vorranno ancora darmi fiducia, con umiltà e senso del dovere opererò per il bene della mia Comunità. Le tue parole parlano di passato, io guardo al futuro. I cittadini di Orta penso si stiano stancando di queste polemiche personali, per quel che mi riguarda, parlerò solo di progetti e dei bisogni della nostra città”.

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