In una decina di pagine di memoria la procuratrice Olimpia Bossi e la sostituta Laura Carrera spiegano perché non possono riformulare le accuse contenute nei capi di imputazione come richiesto dalla gup Rosa Maria Fornelli lo scorso 23 luglio.
Richieste formulate, sottolineano, “eccedendo i poteri” riconosciuti dall’articolo 423 del codice di procedura penale che riguarda la modificazione dell’imputazione.
Modificazione, osservano le magistrate, che non può mai essere messa in atto dal pubblico ministero dopo aver esercitato l’azione penale a riduzione della contestazione, ma solo integrarla o aggravarla.
Si tratta del principio di irretrattabilità. In questo caso, la gup chiedeva alla Procura di riformulare le accuse, eliminando le contestazioni e le aggravanti che riguardano le norme anti infortunio sul lavoro. E inoltre chiedeva di riunire i capi di eliminare il reato doloso di attentato alla sicurezza dei trasporti, che, secondo le pm, “risulterebbe privato del suo contenuto” e “giuridicamente non più esistente”. Il pubblico ministero sarebbe costretto a “stravolgere l’impianto accusatorio”. L’ipotesi dolosa (contestata solo agli imputati Nerini, Tadini e Perocchio) riguarda l’apposizione dei forchettoni che bloccavano i freni. Senza questo tipo di reato, prosegue la memoria, non sarebbe più considerata la contestazione che riguarda il periodo tra l’8 e il 23 maggio 2021, quando la funivia viaggiava con i forchettoni sia sulla cabina numero 3 che sulla numero 4. Condotte che non possono essere riformulate nell’unica contestazione, perché da esse non è derivato il disastro, eppure hanno una distinta rilevanza penale.
Per questi motivi quindi la Procura chiede alla giudice la restituzione del fascicolo, che potrebbe avvenire il prossimo 10 ottobre. Da lì l’udienza preliminare ripartirà da zero, con un altro giudice.
Mottarone, le Pm: “togliere il dolo stravolgerebbe l’impianto accusatorio”
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