Massiccia partecipazione domenica mattina alla commemorazione per i 42 Martiri di Fondotoce a Verbania, tanta gente ha risposto positivamente all’invito e ha voluto essere presente. Con loro le autorità e le associazioni.
S. Messa alla Chiesa Beata Vergine Addolorata e partenza del corteo da Piazza Adua con l’accompagnamento dell’Ente Musicale Verbania.
Hanno sfilato i nomi e i volti dei martiri: su iniziativa dell’Anpi verbanese riproposto il corteo dei 43 partigiani – uno, Carlo Suzzi, si era salvato- per far rivivere la drammaticità del macabro rituale messo in atto dai nazifascisti, un monito per un nuovo impegno antifascista. E poi le donne, le madri, le mogli, le sorelle e le fidanzate dei caduti. Alla testa, come in una storica foto che ricorda questo drammatico giorno, Cleonice Tomassetti, unica donna tra i fucilati. Aveva 32 anni ed era arrivata pochi giorni prima da Milano.Qui non la conosceva nessuno. Era ben vestita perchè le altre donne le avevano procurato degli abiti puliti per restituirle un po’ di dignità in un momento tanto tragico.
“A cosa serve la memoria se non cambia il presente? Vedo un’Italia diversa ma non sempre giusta. Democratica certo, ma troppo spesso distratta, impaurita, divisa, dove la libertà viene data per scontata, la storia dimenticata o addirittura capovolta” il messaggio lanciato da Cleonice, che ha allargato lo sguardo anche al mondo, con le guerre e i civili giustiziati, i bambini uccisi sotto le bombe come in Ucraina, Palestina, Sudan, Iran. Popoli interi puniti ancora per colpa dell’odio e della sette di dominio. “E allora vi domando: non sono bastati i nostri corpi qui stesi, i silenzi spezzati, le famiglie distrutte per dire mai più? Non vi chiedo di piangerci, non serve, vi chiedo di ricordare con responsabilità perché il fascismo non muore mai del tutto. Ritorna quando la gente tace” ha affermato.
I nomi dei martiri sono stati ripetuti all’arrivo al Parco della Memoria e della Pace, con l’Inno d’Italia, con il saluto delle autorità, presente anche Arialdo Catenazzi, partigiano Gatto. L’ orazione ufficiale è stata affidata a Enzo Laforgia, ricercatore e assessore alla Cultura del Comune di Varese. Che non ha nascosto la frustrazione per chi fa storia per quanto si sta ripetendo. “Quando scoppia una guerra la politica è già sconfitta” ha esordito. Ha ripercorso la storia dei martiri, ha parlato dell’idea di Patria, di cosa ci lega in momenti di sbandamento, di quale futuro vogliamo lasciare dietro di noi. Ha parlato di partigiani anche qui attraverso le parole di una donna: Natalia Gingzburg. La Gingzburg descriveva persone pronte a perdere sé stesse e la propria vita per un futuro ignoto ma del quale si scorgeva a distanza lo splendore. In nome di una patria riscoperta come valore, con senso e significati nuovi rispetto alla demagogia fascista.