I commenti del procuratore Pepè e degli avvocati delle parti coinvolte dopo la sentenza del giudice Macchioni che mette fine alla vicenda della tragedia della funivia del Mottarone, con 3 patteggiamenti e due proscioglimenti.
“Dal signor Nerini non c’è mai stata una lettera di scusa ai famigliari delle vittime, questo ci lascia con un po’ di amaro in bocca. Siamo comunque soddisfatti dell’esito del processo perché c’è stata una condanna severa per le persone contro cui ci eravamo costituiti parte civile, cioè Nerini e Tadini”. Lo ha detto l’avvocato Emanuele Zanalda, legale di alcuni parenti del ramo paterno di Eitan, il bimbo israeliano unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone.
“Il termine ‘soddisfazione’ rischia di essere persino inopportuno perché siamo all’epilogo di un processo che riguarda una tragedia non descrivibile. Non posso però che riconoscere l’enorme onestà intellettuale della Procura che ha ravvisato nelle memorie difensive che abbiamo presentato la totale estraneità di Leitner in questa immane tragedia. Questa pagina è oramai definitivamente chiarita”. È il commento dell’avvocato Federico Cecconi, difensore di Martin Leitner, vicepresidente della omonima società, al termine del processo a Verbania, chiuso con la richiesta di proscioglimento sia di Leitner sia di Peter Rabanser, responsabile del customer service della società che produce impianti a fune.
In una nota, la società altoatesina Leitner “non può che esprimere il proprio apprezzamento per la sentenza di non luogo a procedere in relazione alla posizione del proprio vicepresidente Martin Leitner e del dirigente Peter Rabanser. Una decisione che si pone in linea di totale continuità con le già avvenute archiviazioni della posizione del proprio presidente, Anton Seeber, e della stessa società. Sin dall’inizio del procedimento la società Leitner ha costantemente ribadito la propria condotta improntata a diligenza, coscienza e responsabilità, nell’esecuzione del contratto di manutenzione vigente con la società Ferrovie del Mottarone”. (ANSA).
– “Il mio cliente subisce una condanna severa ma che gli consente di pensare di non dover tornare in un carcere: questo era il nostro obiettivo primario rispetto a un disastro che avrebbe potuto avere delle conseguenze gravissime anche su di lui”. E’ il commento dell’avvocato Andrea Da Prato, difensore di Enrico Perocchio, direttore di esercizio dell’impianto del Mottarone al momento dell’incidente del 23 maggio 2021.
“Sentenza giusta? La verità storica è un’altra cosa, ci vorrebbe un dibattimento ma non era il caso di affrontarlo”, ha concluso. (ANSA).
“Tadini è sempre stato trasparente e presente, ha scritto una lettera breve e toccante. Secondo me abbiamo chiuso nella maniera tecnicamente giusta. Chiaramente qualcuno sarà insoddisfatto, ma io credo che sia la scelta corretta e definitiva. Alla luce di tutto quello che è accaduto, per quanto mi riguarda sono molto soddisfatto, credo di aver fatto un buon lavoro”. Così l’avvocato Marcello Perillo, difensore di Gabriele Tadini, ex caposervizio del Mottarone la cui istanza di patteggiamento è stata accolta dal gup di Verbania, Gianni Macchioni. (ANSA).
