Circa un mese dopo il General Meeting Program (GMM) tenutosi a Copenaghen, ove è stata enfatizzata l’importanza dello scambio attivo tra i gruppi multidisciplinari afferenti ai vari ospedali della Società Ramsay, il Centro Ortopedico di Quadrante (COQ) ha ospitato i colleghi svedesi provenienti dalla Capio Ortho Center di Stoccolma.
Una mattinata di intensi lavori, partiti con i saluti ufficiali di Dr. Alexandre Breil (COO Francia), della Dr.ssa Chiara Serpieri (Direttore Generale ASL VCO) e del Dr. Mauro Carducci (Direttore Generale COQ) ai quali si sono succeduti vari relatori, tra i quali, il Dr. Claudio Trotti che ha affrontato il tema dell’efficienza nella programmazione delle sale operatorie ed i sistemi di Business Intelligence a supporto, l’uso delle tecnologie digitali per il monitoraggio del percorso del paziente chirurgico e la tele riabilitazione.
I due Responsabili dell’Unità di Chirurgia Ortopedica (Dr. Danilo Mellano e Dr. Alfonso Giubilato) hanno affrontato rispettivamente il tema della navigazione robotica nella chirurgia protesica d’anca e l’utilizzo della robotica nella chirurgia protesica del ginocchio; anche gli argomenti successivi hanno destato molto interesse e confronto, in particolare quelli relativi agli outcome/risultati misurati durante il percorso riabilitativo del paziente protesizzato e gli strumenti di teleriabilitazione in uso presso COQ (Dr.ssa Albizzati e Ingegnere Cristiani), oltre ai casi clinici discussi dalla Dr.ssa Fabiana Forte, che hanno evidenziato come l’integrazione dell’équipe multidisciplinare abbinata all’uso delle nuove tecnologie risultino esser molto positive per il raggiungimento dei risultati riabilitativi.
Lo scambio attivo avvenuto tra colleghi ha permesso di confrontare le best practice italiane con quelle dei colleghi, evidenziando punti di forza ed idee di miglioramento continuo nell’area della chirurgia protesica.
E’ all’insegna della collaborazione, delle evidenze scientifiche e del confronto fra le diverse realtà, che il gruppo Ramsay intende proseguire e porre le basi per creare le cosiddette “comunità di pratica”.