Il giorno dopo la città vive ancora lo choc per la tragedia accaduta in val Divedro. Dolore e incredulità sono i sentimenti che ha suscitato la notizia della valanga che ha spezzato le vite di Matteo Auguadro, Enzo Bonini e Matteo Lomazzi. Amici, sportivi, esperti e innamorati della montagna. La stessa montagna che li ha traditi, domenica verso mezzogiorno, mentre salivano a piedi con i ramponi per poi scendere con gli sci da Punta Valgrande, sopra Trasquera. Erano a circa 2500 metri di quota quando un distacco di ghiaccio e neve dal versante li ha travolti mentre camminavano in fila indiana, su una traccia già battuta.
Gli altri due del gruppo, primi della fila sono riusciti a galleggiare sulla valanga, illesi, hanno soccorso ed estratto i tre che invece sono stati sopraffatti e trascinati 500 metri più a valle. Con le pale e l’attrezzatura di cui erano dotati, e con l’aiuto di altri due scialpinisti che non facevano parte del gruppo, che hanno dato l’allarme, e sono accorsi per aiutare, hanno cercato invano di rianimare gli amici fino all’arrivo di due elicotteri, quello di Azienda Zero Piemonte decollato da Borgosesia e quello della Guardia di finanza, insieme ai tecnici del Soccorso Alpino e speleologico e i finanzieri del Sagf. Inutili purtroppo i tentativi di rianimare i tre uomini, per loro non c’è stato nulla da fare, troppo gravi i traumi riportati.
Le salme sono state trasferite prima alla base allestita a Villadossola e poi all’obitorio di Verbania, dove oggi il medico legale ha effettuato l’esame esterno. Si attende il nulla osta per la sepoltura da parte della Procura di Verbania.
Nell’area delle Alpi Lepontine Nord, secondo il bollettino dell’Arpa, ieri sopra ai 2100 metri di quota il rischio valanghe era di livello 3, cioè ‘marcato’.
Il gruppo era formato da alpinisti esperti, che conoscevano molto bene la zona e che erano dotati di tutte le migliori attrezzature, non solo la pala e l’Artva, ma anche l’airbag per le valanghe.
Il pm Nicola Mezzina ha disposto intanto un nuovo sorvolo e accertamenti tecnici per esaminare l’eventuale presenza di tracce di altri passaggi di alpinisti, che avrebbero potuto innescare la slavina, e inoltre la procura vuole verificare se esistano eventuali rivelazioni elettroniche degli spostamenti dei gruppi di sciatori sulla neve.