La frana era prevedibile, ma per prevenirla sarebbe stato necessario realizzare delle gallerie. Questa in sintesi la risposta del consulente tecnico d’ufficio a uno dei quesiti posti dalla giudice del Tribunale di Verbania Vittoria Mingione sulla tragedia avvenuta il primo aprile del 2018 sulla Statale 337 della Valle Vigezzo a Re e costata la vita ai due coniugi svizzeri Marco Brignoli di 55 anni e Elena Maria Ausilia Scolari di 53.
A sette anni da quel terribile fatto, dopo l’archiviazione dell’indagine penale chiesta dal pm e accolta da gip, i familiari delle due vittime continuano a chiedere giustizia e hanno intentato una causa civile ad Anas, proprietaria della strada su cui si era abbattuta una grande frana di massi nella frazione di Meis.
La società ha poi chiesto e ottenuto di chiamare in causa anche il Comune di Re, in quanto ente proprietario del versante dal quale è avvenuto il distacco.
Il giudice ha disposto quindi l’esecuzione di una perizia da parte di un Ctu, anche le parti hanno provveduto a nominare dei consulenti.
La tesi dei familiari delle vittime, che si sono affidati per la perizia al geologo Vittorio Perazzoli, è che la frana non fu un evento di forza maggiore, ma un fatto prevedibile e che Anas era al corrente dell’instabilità del versante, tanto che vent’anni fa sarebbe stato realizzato un progetto di messa in sicurezza tramite la realizzazione di gallerie.
Il Comune di Re (non chiamato in causa dagli eredi delle vittime), che si è costituito con l’avvocato Gianluca Pantano, contesta qualsiasi addebito e ha da subito sostenuto che eventuali responsabilità sarebbero esclusivamente da addebitare all’Anas.
Sulle conclusioni del consulente, la difesa del Comune di Re non si ritiene d’accordo sul fatto che la frana fosse assolutamente prevedibile, ma concorda sul fatto che sarebbe stata evitabile solo ed esclusivamente realizzando delle gallerie. “Io stesso in precedenza – aggiunge l’avvocato Pantano -, avevo sostenuto che l’unica possibilità sarebbe stata la realizzazione di gallerie, anche esterne, non per forza trafori. A questo punto è evidente che non sarebbe toccato al Comune di Re realizzarle, dal momento che non è proprietario della strada. Non avrebbero tenuto reti paramassi né alcun altro intervento sul versante”.
Il Comune di Re ha anche prodotto email inviate (anche dalla Comunità Montana) in cui segnalava all’Anas l’instabilità del versante.
Si torna in aula a marzo per la discussione sulle perizie.
Frana di Re, causa civile in Tribunale a Verbania. Depositata la relazione del consulente tecnico d’ufficio
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