Le ultime dichiarazioni del sottosegretario alla Giustizia Andrea Del Mastro Delle Vedove sul trattamento dei detenuti hanno suscitato la reazione anche delle Camere Penali del Piemonte e della Val D’Aosta. Con una lettera chiedono ai parlamentari piemontesi e valdostani di “promuovere le azioni opportune per revocare ogni incarico all’interno del Ministero della Giustizia all’onorevole Del Mastro Delle Vedove”.
Il presidente della Camera Penale verbanese, l’avvocato Gabriele Pipicelli: «Ritengo sia dovere di ogni avvocato attivarsi in ogni sede perché la presunzione d’innocenza costituzionalmente garantita sia tale in ogni fase del procedimento prima e del processo poi. E in ogni caso, e anche al condannato allorquando la libertà venga limitata, non possa prescindersi dal rispetto della dignità della persona quale valore prioritario, valore che sovente il nostro sistema carcerario viola». E si legge nella lettera: “Chi riveste un ruolo così importante nel dicastero della Giustizia non può e non deve permettersi di enunciare pensieri, evidentemente così radicati da non poter essere tenuti a freno, contrari ai principi cardine del nostro ordinamento che, come noto, prevede il rispetto della dignità delle persone denute alla pari di tutte”.
Del Mastro lo scorso luglio era già stato al centro delle polemiche in occasione della cerimonia del giuramento degli allievi della scuola di polizia penitenziaria di Verbania. Il senatore di Italia Viva Enrico Borghi aveva presentato un’interrogazione parlamentare sul suo intervento e sui cori definiti di “mussoliniana memoria”, accuse rimandate al mittente dal sottosegretario e dal sindacato degli agenti di polizia penitenziaria che avevano parlato di cori regolarmente intonati in diverse cerimonie simili.