Di piatto, di collo, di punta e… di tacco (8)
La rubrica di Roberto Cominoli
I BOMBER – Vi ho già scritto di Tarallo in un’altra occasione. Ecco anche gli altri, i più prolifici nella storia della serie D. Miglior cannoniere: 36 gol Michele Tarallo (Calcio 05/06); 35 Dardan Vuthaj (Novara 21/22); 34 Francesco Ingenito (Viribus Unitis 01/02); Mario Chessa (Castellanzese 20/21); 33 Giancarlo Riccadonna (Fanfulla 00/01), Vincenzo Cosa (Scafatese, 06/07), Tommaso Manzo (Sibilla Cuma 06/07), Giordano Fioretti (Gavorrano 11/12); 32: Carlo Ferrario (Bra, 15/16). Invece la miglior coppa gol è arrivata nel 2006/7 con Vincenzo Cosa e Cosimo Sarli della Scafatese. In due fecero 57 gol (33+24). La squadra era guidata da Egidio Pirozzi, nel girone G, e salì in C2 soltanto all’ultima giornata battendo il Pisoniano (cittadina laziale di 730 abitanti) per 6-3 e tornando tra i professionisti dopo un’attesa di 58 anni.
IMBATTUTE IN D – Diminuiscono. Dopo 9 gare (11 per i gironi A, B e C) siamo arrivati ad appena 7 società. Sono: nel C, Campodarsego: 25 punti; nel D, Tau Altopascio: 22 punti (7 vittorie e un pari, una gara in meno), Lentigione: 14 punti; nell’E, Livorno: 23 punti; nel G, Flegrea Puteolana: 17 punti; nell’H, Nocerina: 23 punti, Casarano: 19 punti.
Invece non hanno ancora vinto
Progresso e Sanmaurese (D), Olbia e Sarrabus Ogliastra (G), Brindisi (H, partito da -12 è adesso a -7).
LA FRASE FAMOSA – Un bel giorno chiesero A Serse Cosmi: “Mister, il problema sono state le palle inattive? E lui rispose: “Sì, ma quelle dei miei giocatori.” Anche questa non è male: “Anni fa se si fossero affacciati al mondo del calcio personaggi senza alcuna competenza calcistica, ma solo provvisti di brama di guadagno, sarebbero stati additati come eccezioni. Oggi succede il contrario.”
IL LIBRO – Antonio Ghirelli: “Storia del calcio in Italia” Gli Struzzi, Einaudi 1972, lire 1.000. Ovviamente è datato: parte dall’età eroica (1898, l’anno zero del nostro calcio, e arriva sino al dopo Mexico, 1970). Ne suggerirò altri sulla storia del calcio e del calcio italiano. Ghirelli non è fissato su idee sue personali in fatto di gioco (come lo sarà Gianni Brera), analizza e sintetizza. Sentite cosa scrive nel capitolo “L’alloro Olimpico”. Siamo a Berlino nel ’36, il CT. è Pozzo. “Anni dopo uno studioso francese, Hanot, scandalizzò gli allenatori italiani col sostenere che anche nella sua stagione più splendida (‘34, ‘36, ’38) il calcio di casa nostra non insegnò nulla a nessuno, perché fu sempre basato sulla tattica del contropiede…Tuttavia la nostra Nazionale potè soverchiare ogni altra rappresentativa (salvo quella inglese) perchè il contropiede di Pozzo, con la difesa bloccata e i lunghi passaggi di 30 o 40 metri verso uomini tipo Orsi, o Schiavio, o Costantino, erano già “Sistema”, o perlomeno erano già gioco più moderno che non quello del Wunderteam o dei giocolieri argentini. Aggiungo io: non erano tutti degli assi quelli che vinsero l’Olimpiade (alcuni sì: Foni, Rava, Frossi, ad esempio) ma il “Blocco” e le ripartenze funzionarono.
WUNDERTEAM – Squadra delle meraviglie (da wikipedia): E’ il nome dato alla Nazionale austriaca di calcio degli anni trenta, una delle più forti selezioni dell’epoca. La formazione, allenata da Hugo Meisl, aveva come capitano e stella Matthias Sindelar, campione conosciuto anche con i soprannomi Mozart del pallone o Cartavelina (Der Papierene), per la conformazione fisica. Lo stile di gioco della squadra era basato sulla scuola scozzese, incentrata su veloci passaggi, introdotta dall’inglese Jimmy Hogan. Il Wunderteam si presentò ai Mondiali del ‘34, come una delle favorite. Negli ottavi di finale la formazione austriaca sconfisse la Francia per 3-2 (dopo i tempi supplementari) mentre nei quarti ebbe la meglio sull’Ungheria per 2-1. In semifinale, però, dovette cedere 1-0 all’Italia, che si laureò in seguito campione del mondo. L’Italia battè proprio l’Austria nella finale dell’Olimpiade del ’36 (2 a 1, doppietta di Annibale Frossi, 7 gol in 5 partite). La morte di Hugo Mejsl nel ‘37segnò la fine del Wunderteam.