Barry Callebaut, Chiorino: “Advisor sta contattando 136 aziende”. I sindacati: “Pronti alla lotta”

Tanti lavoratori e cittadini in sala per il consiglio comunale aperto di Verbania per la crisi Barry Callebaut al Maggiore. I lavori sono stati aperti dal sindaco Giandomenico Albertella, che ha ripercorso quanto accaduto dal 5 settembre, con l’annuncio choc della chiusura dello stabilimento a oggi, passando per i tavoli a Roma e Torino. Il sindaco ha anche ribadito che l’amministrazione comunale non cambierà la destinazione d’uso dell’area dello stabilimento che rimarrà produttiva industriale.
Collegata da remoto, la vice presidente della Regione Elena Chiorino ha aggiornato sulle ultime novità, con un tavolo tecnico che si è svolto proprio ieri mattina. Sono 136 le aziende che l’advisor milanese Vertus sta contattando con la proposta di acquisire lo stabilimento di Intra che Barry Callebaut intende chiudere entro giugno 2025. “Siamo alla seconda fase – ha detto Chiorino -, dopo la lista di 151 aziende sottoposte alla proprietà siamo al contatto diretto, una per una. Barry Callebaut ha posto il veto su un concorrente, ma nella lista ci sono aziende del settore alimentare, integratori, bevande e affini, e anche della cosmetica”. Chiorino ha anche anticipato che a gennaio si aprirà anche la discussione sugli ammortizzatori sociali, con particolari tavoli per le famiglie dove entrambi i coniugi lavorano nell’azienda. “Siamo a fianco di Verbania e di tutto il Vco – ha aggiunto -. Ringrazio i lavoratori per la dignità e la forza dimostrare in questo periodo, ancora più difficile vicino a Natale, non siete soli”.
“Continuiamo a chiedere più tempo, qualche mese in più rispetto a giugno sarebbe importante – ha aggiunto il sottosegretario Alberto Preioni -. L’appello è di mantenere l’unità, questo è il momento di rimanere uniti”.
Il presidente della Provincia Alessandro Lana ha espresso la propria vicinanza, sottolineando come eventuali pratiche per la reindustrializzazione in Provincia avranno la priorità.
La parola è andata poi ai lavoratori. Accorato l’appello di Alberto Spadone: “andare a Roma al Mimit è stato un piccolo miracolo per noi, riuscito grazie al gioco di squadra di tutti, chiediamo alla politica di continuare a stare dalla nostra parte, è la battaglia di un territorio. Lo stabilimento quest’anno compie cento anni, sarebbe drammatico chiuderlo proprio ora”.
Dai sindacati nessuna intenzione, almeno per ora, di trattare su licenziamenti e cassa integrazione. Il segretario Cisl Fai Piemonte Emilio Capacchione ha ammonito: “noi non vogliamo parlare di ammortizzatori sociali. Se da gennaio si apriranno i tavoli, noi alzeremo le barricate e faremo tutto quello che non abbiamo fatto fino ad ora”. E ancora: “l’azienda non può impedire la vendita a un competitor interessato, altrimenti andremo allo scontro sociale”.
Elena Ugazio, segretaria della Cisl Piemonte Orientale ha ribadito: “per noi la richiesta sarà sempre una, che la fabbrica non chiuda. Non possiamo permettercelo come comunità. Il Natale prossimo vogliamo festeggiare perché la Barry è ancora aperta”.
Il segretario generale della Cisl Piemonte Luca Caretti ha sottolineato: “Tre mesi non possono essere sufficienti, ci vuole almeno un anno di tempo. Chiudere ai competitor è come tagliarsi le gambe da soli. E nell’ipotesi di chiusura e licenziamenti, che al momento non voglio considerare, chiederemo all’azienda di destinare l’utile che continua a produrre in questi mesi venga destinato ai lavoratori.” E Gigi Bacchetta, segretario confederale Cgil Novara Vco: “Non possono prenderci in giro per sempre. Non ci hanno detto nemmeno perché vogliono chiudere. Chiedo all’azienda di smetterla di prenderci in giro e ai lavoratori di restare uniti”. Roberto Vittorio Della Uil ha aggiunto: “Vogliono chiudere e andare da un’altra parte per fare contratti che costino il 40 percento in meno”.