Fu protagonista di una bella serata conviviale del Panathlon Club Mottarone nel 2016, fu chiamato per parlare del mestiere di telecronista, di come si racconta lo sport oggi e di come invece lo si raccontava allora e parlò anche ai nostri microfoni. È scomparso a 87 anni Bruno Pizzul, vero e proprio emblema del racconto sportivo calcistico soprattutto ma non solo perché nella sua carriera occasionalmente si occupò anche di altre discipline. Entrato in RAI nel 1969 divenne pian piano uno dei telecronisti di punta della TV di stato insieme a personaggi che sono miti del giornalismo televisivo come, per dirne alcuni, Nando Martellini, Adriano De Zan, Beppe Viola, Paolo Rosi, Mario Poltronieri, Alfredo Pigna o Aldo Giordani. Pizzul ha raccontato decine e decine di partite della nazionale azzurra dal 1986 al 2002, ha raccontato i successi delle squadre italiane nelle Coppe Europee ed anche attimi tragici come la finale d Coppa Campioni 85 con i tanti morti dell’Heysel. Proprio di quello il popolare cronista friulano parlò nella serata Panathlon, ricordando le differenze tra la cronaca di allora quando c’era uno stile sobrio e tecnico, impostato al racconto dell’evento e le cronache di oggi con, secondo il suo parere, telecamere che riprendono tutto; dalle panchine alle personalità in tribuna, con troppi numeri, troppi aneddoti ed anche troppe parole quando a volte il silenzio sarebbe il miglior commento. Tantissimi gli aneddoti regalati ai presenti: dall’esordio in Rai con Beppe Viola che lo fece arrivare in ritardo, alle partite a carte nel ritiro della nazionale durante Italia 90 e quella finale maledetta, in postazione senza comunicazioni, senza sapere davvero cosa stesse succedendo e con la notizia dei tanti morti che lui dovette dare in diretta tanto dopo. Una figura cardine del mondo del giornalismo che tutti ricordano e di certo piangono, rammentando i suoi neologismi creati come “parte il traversone”, “la palla va oltre il montante”, “eh, giocano bene questi”, “partiti”, “tutto molto bello”. Avrebbe meritato di raccontare un’Italia mondiale o al massimo europea ma quando successe era già in pensione e forse con la sua voce sarebbe stato altrettanto bello.